Wemove? Sì, sogniamo e desideriamo da molti anni un’Italia differente, capace di accoglienza, appassionata di un nuovo stile di vita in cui la persona sia al centro delle relazioni interpersonali.
Da anni camminiamo per l’Italia (ma abbiamo anche percorso 1300 chilometri di territorio francese) per andare a cercare un nuovo sguardo sull’Uomo.
Abbiamo iniziato focalizzando la nostra attenzione sulla disabilità, questo mondo così misconosciuto. Abbiamo compreso, parlando, intervistando, discutendo con alcune migliaia di persone, di tutte le età, di tutte le regioni, di tutte le categorie sociali, che lo stigma che si porta addosso chi ha una diversità, qualsiasi diversità, crea handicap, ossia rende difficile un rapporto sereno con il resto della comunità.
Ci siamo interrogati su cosa potevamo fare per sfatare tanti pregiudizi, per mettere in evidenza l’individuo e non la sua particolarità. La risposta è stata Wemove.
Aggiungiamo alcuni nuovi germogli alla foresta che cresce di Glocandia per provare a realizzare, anche con il nostro piccolo contributo, un mondo aperto e solidale, in cui ognuno può donare ciò che è, migliorando quello spazio fisico e mentale su cui si espande il sesto, e il più importante, dei nostri sensi: il cuore
Un’utopia? Certamente! Ma sapete cosa sosteneva Adriano Olivetti? “Il termine utopia è la maniera più comoda per liquidare quello che non si ha voglia, capacità, o coraggio di fare. Un sogno sembra un sogno fino a quando non si comincia da qualche parte, solo allora diventa un proposito, cioè qualcosa di infinitamente più grande.”